Foto presa dal web
Giorni a passi
lenti, a rincorrere mesi e stagioni e poi anni. Sospesi. Come questa vita
bloccata, dentro piccole case oscillanti di ricordi rimossi. La libertà che
manca come l’aria. Si va in affanno per niente, apnea di sogni mancati,
attacchi di panico agganciati a palloncini che non volano. E noi a tirare i
fili per salire su, in cerca di vento, di spazio, di cielo. Di fiato per dire
parole arrabbiate, ingabbiate, rinchiuse. In cerca di mani a donare carezze, di
abbracci a cullare paure, di baci a tacere la notte. Notte che ci dorme dentro,
chiudere gli occhi un secondo, un momento, un istante. Poi un’ora, un giorno,
un mese, un anno, un altro anno ancora. Buio.
Dentro, fuori,
attorno. Oscurità che acceca. Un altro
anno sospesi. Reggersi in equilibrio, due mani dietro la schiena, sul ciglio
del tempo, sui bordi di abissi. Precipitare a volte, è un film non visto, una
favola mai scritta, una guerra mai iniziata, un conflitto non dichiarato.
Ammaccati e doloranti
di ciò che abbiamo perso. Forse noi stessi. E proviamo a stracciare lo
scenario, a slacciare le catene. Fuori, fuori dalle sbarre, dalle gabbie sempre
più piccole a togliere il respiro. Ansimiamo con le mani sul muro e un fiato di
ritorno, graffiamo le pareti, i pensieri, mente e corpo, scaviamo la terra con
le mani a sgridare la vita. Forse a cercarla, forse a ritrovarla.
Scene del tempo di
tutti, storie di molti, vite di alcuni.
Manca. Manca la
luce. Due mani dietro la schiena a inventare il futuro, dentro le nuvole, nella
pioggia che cade, vetri bagnati d’anima, tergicristalli a spazzare i secondi,
le ore, i giorni, i mesi, gli anni. Anni fermi. Fermi, come quando a fermarsi è
il cuore.
Mentre la vita
passa ma non scorre. Mentre il dolore scorre ma non passa.
Quando tutto finirà
avremo nomi diversi, differenti identità, saremo ciò che non siamo mai stati,
ciò che eravamo senza esserlo. Saremo altro da noi. Inventarsi sarà magia, incanto,
stupore.
Una tela a disegnare il nostro volto, un foglio a scrivere sentimenti, una
musica a scandire le arterie di un cuore in disuso.
Non so quale sarà
il mio nome. Voi provate a chiamarmi. Se vi sento VERI dentro, mi volterò a
cercarvi.