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domenica 24 novembre 2013

VIVIMI


Racconto ispirato alla foto di Marco Barchesi
http://www.marcobarchesi.it 


Quel giorno, il lago mi portò il profumo lontano di un’emozione. 
Era richiamo e attesa di ciò che ancora non conoscevo, era invito e carezza, era un brivido da sfiorare.
Fu un attimo alzarmi e seguire quella fragranza, ovunque mi avrebbe condotto sarei approdata a me… eppure sentivo che poteva essere un atterraggio verso un noi.
Mi incamminai senza sapere dove, portavo già dentro il tempo del mio restare con te, era il tempo dei sapori e delle fughe dai pensieri di non averci ancora accanto ma già vicini senza saperlo.
Avevo occhi di passaggio, ero una viaggiatrice del tempo, una turista per caso in luoghi che sentivo già miei.
Erano occhi pieni di memoria e nuovi di mete mai viste.
Fu sulla piazza del paese che mi fermai, lì quella fragranza si fece più forte, prepotente, ammaliante, conturbante, avvolgente.
Mi guardai intorno, c’era un mercatino.
Avrei potuto passare oltre ma qualcuno mi chiamò, senza voce mi esortava ad avvicinarmi a lui.
Vidi oggetti, amore espresso in creatività, ho respirato stupore e toccato ogni opera d’arte, ho comprato qualcosa per me, ho regalato qualcosa per altri e ad ogni oggetto che prendevo in mano mi arrivava un voce pronta a darmi una piccola spiegazione sul modo in cui era stato realizzato quel pezzo, sul posto in cui era stato recuperato quel materiale ormai di altri tempi ma che per sempre avrebbe fatto parte della nostra memoria.
La gente arrivava copiosa, spingeva ma io quasi non me ne accorsi.
Fu allora che ti guardai negli occhi, fu allora che mi persi in dettagli e descrizioni, poi ho smarrito il contenuto delle parole e mi sono concentrata sul suono della voce, sulla cadenza, sulla comunicazione delle mani, di quegli occhi “vivi”.
Da tempo non mi capitava di sfiorare la vera voglia di vivere dentro la gente.
Era energia che percepivo, che sentivo, che mi arrivava.
Era sole sul lago.
Poche parole, sapevo che mi stavi leggendo nei cassetti smessi del tempo, che stavi slacciando i nastri del mio cuore, i lacci della mia anima.
Fu un solo istante andare via dopo un furtivo saluto, eppure rimanere lì per sempre.
Un solo biglietto, un contatto che elargivi a tutti come futuribile venditore di oggetti intarsiati di storie e racconti e vita e emozioni e brividi.
Artigiano di rara sensibilità, osservatore attento e discreto.
Qualcuno lo buttò quel contatto al primo cestino disponibile. La gente finge e spesso lo sa fare benissimo, dipinge sorrisi sulla tristezza e colora di interesse il nulla.
Maschere abilmente composte, nascondini dell’anima e di cuori in disuso.
Io invece decisi di custodirlo con cura quel contatto per non lasciare quel filo d’aquilone che mi aveva portato a colorare il cielo in un secondo.
E il tempo passò con la sua quotidianità, il vento sfogliò le pagine di un libro che avrei scritto ma che ancora non c’era se non nella mia mente, come te e il tuo sorriso che rubai. Ladra di emozioni.
Poi la parola ci ha riuniti senza sguardi, è stata voce a cancellare quel tempo, pensieri e frasi a disegnare di noi l’immagine che avevamo e che era quel noi riflesso allo specchio di un solo grande viaggio.
Un viaggio da fare insieme, mano nella mano, per le strade del mondo, sui marciapiedi della vita, al tavolo di un bar, tra una lacrima e un bacio, su un tram vuoto preso al volo, alle prime luci dell’alba mentre va solitario ma non solo tra il nord e il sud di questo paese, a macinare distanze mentre le città diventano una sola, dietro l’ennesima curva di un perenne giro di favole nuove.
E ancora adesso ti parlo di me con le tue labbra mentre mi baci i pensieri che sanno di te, immagini che scorrono via come in un film.
Vivimi come tu solo sai fare e poi amami restando dentro un mio sguardo, dentro un sogno, scartalo con cura e veemenza e poi ancora una volta vivilo… come farei io, come faresti tu, come faremmo noi. 

lunedì 11 novembre 2013

UN VOLTO IN INVERNO


Poesia ispirata alla foto di Gino Quattrocchi



Di questo volto in inverno
ripiego gli angoli di ciglia bagnate,
stinte di vita e dolore.
Rivoli di mancanze che scivolano lente
su questo corpo arreso.
Mi raggomitolo il cuore nel buio dell’anima
mentre non hanno voce
le parole senza fiato.
Lasciatemi ancora un po’ con me stessa,
solo un minuto o forse una vita,
datemi tutto il tempo per ritrovarmi in altro tempo
un’altra me.

giovedì 7 novembre 2013

MI RIDISEGNO L'ANIMA


Poesia ispirata alla foto di Adolfo Valente


Mentre il buio cancella il giorno
sistemo il cuore stropicciato di vita,
rammendato di sogni e tempo,
sfilacciato di ciò che fui senza esserlo.
Tempo passato senza fermarsi
e fermatosi senza passare.
Risalgo le pendici di un ricordo,
calpesto le tracce di un dolore
e poi,
poi mi ridisegno l’anima con un respiro
che accenda il giorno a cancellare il buio.