…danzando a ritroso nelle memorie delle mie paure,
e cullandomi nel limbo del mio silenzio,
ho smarrito me stesso.
R.I. -
Avevo raggiunto l’apice delle mie insicurezze, vaneggiavo nella mia stanza a volte muta, in cerca di verità, in cerca di me stessa.
Dalla mia finestra voci suggestive e luci evanescenti mi distraevano, mi facevano sentire meno in gabbia o forse solo più lontana da me. Avevo necessità delle mie parole ma i pensieri sembravano non avere mai senso.
Sovente m’illudevo che erano proprio loro a venirmi a cercare: ma sbagliavo!
Come sempre sbagliavo!
I miei pensieri, a volte, li vedo galleggiare su di un foglio bianco: questo è il vero eco del silenzio! Vivo di sincerità fatta di versi ma oggi sono sola, impaurita da questi fogli che tacciono silenziose verità. E’ forse questa la vera essenza di chi scrive?
Scrivere, mostrandomi libera, tra le folate di vento e i bagliori di un tramonto è un dono apparentemente regalatomi; ma chi comprende la vera necessità delle parole? Io non più!
Adesso non più….
Osservo la mia gatta che mi guarda incuriosita, leggo nei suoi occhi lo smarrimento per l’assenza del suo padrone, si aggira per la casa cercandolo, annusando gli oggetti che ancora parlano di lui.
Ma lui non c’è più ormai.
E’ andato via lasciando ovunque una parte di se e portandosi dietro una parte di me.
Ci sono fughe che non comprendo e ritorni che non accetto.
Ci sono parole che ho bisogno di sentire, addii che devono essere definiti, verbalizzati, sviscerati.
Solo per capire e quindi accettare, solo per chiudere e quindi ricominciare
Perché posso accettare anche ciò che non condivido ma mai ciò che non so.
Adesso quelle parole taciute, mai pronunciate, non le cerco più. Adesso non avrebbero più senso.
Le sento echeggiare in questa stanza pronte a fendere il mio silenzio, le vedo galleggiare su questo foglio bianco sul quale mai si poseranno.
E allora guardo fuori, oltre questa finestra che si affaccia sull’infinito.
Rubo la vita degli altri. Vedo persone che corrono forse verso qualcosa, forse verso qualcuno.
Immagino la loro vita, la sovrappongo alla mia in un gioco che acuisce quel sottile dolore che mi accompagna. Alcuni di loro sembrano felici, chissà se lo sono davvero!!!
Se riuscissi ad incrociare anche uno solo di quegli sguardi saprei capirlo.
Ormai percepisco le più inconsistenti sfumature psicologiche, a volte ho l’imbarazzante sensazione di vedere negli altri cose che sfuggono persino ai diretti interessati.
Adesso mi arriva dalla strada il suono stridulo di una risata ed è come una coltellata, una gioia che si contrappone alla mia tristezza in quel gioco di vite sovrapposte.
Allora sollevo lo sguardo verso il cielo ed il mondo sottostante sparisce, non sento più i rumori assorbiti dalla mia anima in un ultimo tentativo di difesa.
Riconsegno ad ognuno dei passanti il suo pezzo di vita e lentamente torno dentro di me, in questo silenzio che mi avvolge e mi culla.
L’eco del silenzio lo sento solo io.
Scritto da Stefania Lastoria e Raffaele Innamorato
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