“Vivo soprattutto in quel che non ho”.
Lo disse piano, come a volersi proteggere dal suono della sua stessa voce, come a volersi difendere da quelle parole. Lo disse piano, con la leggerezza di una piuma che danza nel vento.
E’ incredibile come a volte le persone decidano di rompere la diga che giorno dopo giorno hanno costruito con le proprie mani per arginare le emozioni.
Una vita a costruirsi quella diga, meticoloso lavoro di difesa ed un sorriso a nasconderla.
Ancora più incredibile se si pensa che era solo un vecchio amico che avevo perso di vista da tanti anni e che avevo ritrovato per caso.
Per caso le nostre strade si erano incrociate, di nuovo.
Quasi un estraneo ormai eppure.....
Eppure quel giorno la diga crollò. Sentii il rumore assordante di un cuore in frantumi, vidi detriti di emozioni ingabbiate ed un’ondata impetuosa di vita che mi travolse.
Fu proprio quel giorno che la diga crollò.
Mi chiesi perchè aveva scelto me.
Mi chiesi dove trovò la forza per sopportare i dolori di quel disgelo.
Nel silenzio che seguì, srotolò tutta la sua vita dentro la mia anima.
Lessi un dolore che non conoscevo con occhi che non credevo di avere.
E per la prima volta mi sfiorò un’emozione troppo forte per essere vera, troppo vera per essere mia.
Forse a volte non si cerca un dottore per guarire dalle proprie ferite ma solo qualcuno che abbia ferite simili alle nostre.
Così, rigirando tra le mani il mio stupore lo guardai per la prima volta e solo allora vidi riflessa nei suoi occhi una mia lacrima.
Perchè quella diga crollata aveva sbriciolato anche le mie emozioni trattenute. Emozioni in fuga.
E capii che se fino ad allora era stato un uomo solo, ora era solo un uomo.
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