Seduta su una sedia a dondolo, lasciava oscillare i suoi pensieri e i suoi rimpianti tra passato e presente, li vedeva fluttuare davanti a lei in una danza ormai senza più musica.
Sul patio di quella casa tanto voluta e tanto amata, Emma sembrava assorta nella sua quotidiana battaglia interiore che quasi mai la vedeva uscire vincitrice.
Immersa in un curatissimo giardino e in una fitta vegetazione di palme, cigas e buganvillee, la casa si affacciava su un autentico paradiso naturale.
Di fronte a lei si estendevano come un tappeto, i filari di un vigneto che suo padre aveva curato e amato fino all’ultimo dei suoi giorni lasciando ai figli un’eredità di tutto rispetto.
Emma ricordava quando, ancora piccola, si muoveva con passo svelto tra quei grappoli d’uva nel periodo della vendemmia, pronta a dare il suo piccolo contributo al padre e alle tante persone che per lavoro o semplice amicizia, sembravano partecipare a quello che per lei era un gioco corale, festoso ed allegro.
Allungò la mano verso il bicchiere di Chardonnay che troneggiava sul tavolo di cristallo e sorseggiò ad occhi chiusi quel vino gradevolmente fruttato.
Incredibile come i sapori e i profumi riescano ad evocare ferite mai rimarginate e ricordi lontani seppelliti dal torpore della mente ma riemersi dagli effluvi di un bicchiere di vino.
Ora che gli anni erano scivolati via come sabbia tra le mani, si rese conto di non aver mai vissuto pienamente.
Si vide ferma in una stazione senza treni, solo binari arrugginiti dal suo stesso tempo.
E un senso di rabbia, inquietudine e impotenza la pervase.
La sua vita, subita e mai vissuta, le aveva regalato un figlio. Amato come non credeva di saper amare, un bambino che le aveva ridato la voglia di vivere ma a cui lei aveva sottratto tutta l’energia in un rapporto conflittuale e non consapevole.
Un figlio che forse, per troppo amore aveva già perso, prima che la morte glielo portasse definitivamente via.
Non era rimasto più niente ad Emma.
I suoi occhi lucidi si posarono sui filari allineati come i binari di quei treni mai presi.
Era una donna anziana ormai e sapeva che poco le restava da vivere.
Tutto ciò che aveva era niente.
Sospirò mentre una lacrima si adagiò sulle sue rughe.
Un vento forte e caldo arrivò all’improvviso, giusto il tempo per asciugare quella lacrima.
Il bicchiere scivolò dalle sue mani e si infranse a terra in mille schegge impazzite.
Neppure il frastuono la fece più sussultare…
Oscillava la sedia a dondolo sul patio, mentre il vento portava via la sua anima.
Sul patio di quella casa tanto voluta e tanto amata, Emma sembrava assorta nella sua quotidiana battaglia interiore che quasi mai la vedeva uscire vincitrice.
Immersa in un curatissimo giardino e in una fitta vegetazione di palme, cigas e buganvillee, la casa si affacciava su un autentico paradiso naturale.
Di fronte a lei si estendevano come un tappeto, i filari di un vigneto che suo padre aveva curato e amato fino all’ultimo dei suoi giorni lasciando ai figli un’eredità di tutto rispetto.
Emma ricordava quando, ancora piccola, si muoveva con passo svelto tra quei grappoli d’uva nel periodo della vendemmia, pronta a dare il suo piccolo contributo al padre e alle tante persone che per lavoro o semplice amicizia, sembravano partecipare a quello che per lei era un gioco corale, festoso ed allegro.
Allungò la mano verso il bicchiere di Chardonnay che troneggiava sul tavolo di cristallo e sorseggiò ad occhi chiusi quel vino gradevolmente fruttato.
Incredibile come i sapori e i profumi riescano ad evocare ferite mai rimarginate e ricordi lontani seppelliti dal torpore della mente ma riemersi dagli effluvi di un bicchiere di vino.
Ora che gli anni erano scivolati via come sabbia tra le mani, si rese conto di non aver mai vissuto pienamente.
Si vide ferma in una stazione senza treni, solo binari arrugginiti dal suo stesso tempo.
E un senso di rabbia, inquietudine e impotenza la pervase.
La sua vita, subita e mai vissuta, le aveva regalato un figlio. Amato come non credeva di saper amare, un bambino che le aveva ridato la voglia di vivere ma a cui lei aveva sottratto tutta l’energia in un rapporto conflittuale e non consapevole.
Un figlio che forse, per troppo amore aveva già perso, prima che la morte glielo portasse definitivamente via.
Non era rimasto più niente ad Emma.
I suoi occhi lucidi si posarono sui filari allineati come i binari di quei treni mai presi.
Era una donna anziana ormai e sapeva che poco le restava da vivere.
Tutto ciò che aveva era niente.
Sospirò mentre una lacrima si adagiò sulle sue rughe.
Un vento forte e caldo arrivò all’improvviso, giusto il tempo per asciugare quella lacrima.
Il bicchiere scivolò dalle sue mani e si infranse a terra in mille schegge impazzite.
Neppure il frastuono la fece più sussultare…
Oscillava la sedia a dondolo sul patio, mentre il vento portava via la sua anima.
Nessun commento:
Posta un commento