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martedì 10 gennaio 2012

CHISSA'


E sono qui, davanti a questo foglio bianco e la tua immagine riflessa nella mente.
Ti scrivo per fermare le emozioni che mi soffocano dentro, per farle vivere, per trasformarle in parole ed è un attimo, prima che quelle parole diventino lacrime.
Gocce sfuggite al mio cuore e assorbite dall’avidità di questo foglio.
Chissà come sarebbero andate le cose tra noi se solo tu avessi avuto il coraggio di parlare, la forza di esternare i tuoi sentimenti, l’audacia di dire ciò che provavi per me. Chissà quali parole avrebbero preso il posto dei tuoi silenzi difensivi, di quella reticenza a dire, di quella necessità a fuggire.
Ti ho rincorso finché ho avuto abbastanza fiato per farlo, ho ascoltato i tuoi silenzi, ho letto tra le pause dei tuoi sguardi dando la giusta interpretazione al tuo amore.
Chissà come sarebbero andate le cose se non ti fossi dovuto difendere da te stesso e da quelle emozioni che sembravano ingabbiarti.
Era paura la tua, una paura palpabile che ti ha allontanato da me.
Ed ora eccomi qui, a scriverti dopo tanti anni per rispondere ai tuoi silenzi di allora con il discreto silenzio di una lettera.
Non ci sono voci, né sguardi che si incrociano. C’è solo un foglio che avrà il mio profumo, una grafia che lascerà trasparire le mie emozioni, tratti di inchiostro sbiadito da quest’ultima lacrima che non sono riuscita a fermare.
Solo questo che è così tanto……
Mi sono chiesta spesso come si è evoluta la tua esistenza, se hai più pensato a noi, a ciò che è stato e a ciò che poteva essere. Mi sono chiesta tante volte se la vita ti ha messo in condizione di dover fare i conti con la tua affettività negata e se sei riuscito a dipingere un sorriso, a regalare una carezza, a perderti in un abbraccio, a chiudere gli occhi e lasciarti andare.
Chissà……
Non so perché ti scrivo, forse per riallacciare un filo che mi ricolleghi a te, nella speranza e nel timore di avere una tua risposta.
Ho preferito una lettera, come si faceva una volta, con l’odore di verità che si porta dietro. Forse ho voluto tutelarmi dietro i tempi di inoltro e arrivo della stessa. C’è il piacere e la paura dell’attesa.
Con te c’è sempre stata attesa, attesa di un gesto mai arrivato, di un’attenzione mai ricevuta, di un desiderio evidente mai verbalizzato. Attesa di te mentre i secondi diventavano ore e le ore un tempo troppo lungo da definire.
Adesso so che ti manderò questa lettera, forse sarà un errore ma è bello anche sbagliare a volte. So che se non lo facessi me ne pentirei.
La spedirò e aspetterò….. Ancora una volta aspetterò.
Forse un uomo diverso mi risponderà.

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