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martedì 10 gennaio 2012

FREDDO E PAURA



C’è luce. C’è troppa luce in questa stanza.
Mi acceca, mi ferisce come lame di verità e mi lascia agonizzante su questo pavimento gelido come la mia anima.
Ho freddo e mi raggomitolo su me stessa mentre fuori sento la vita scorrere.
Vita che avanza senza che io avanzi.
Non passa mai il tempo con questa luce che mi fa chiudere gli occhi ed il cuore in subbuglio a dare un ritmo alla mia paura.
Ho freddo e paura, paura e freddo. Paura di me.
Lo sento rientrare avvolto nel silenzio, il rumore confuso di una porta che si chiude, un nome, il mio, quasi sussurrato.
Ha un grande rispetto per il mio dolore lui. Ha un grande amore per me, lo so, l’ho sempre saputo ma ora non riesco a percepirlo, a focalizzarlo, ad assaporarlo, ad apprezzarlo.
Si avvicina e mi accarezza la testa.
Vedo i miei capelli scostarsi sul volto e non sento l’affettività che accompagna quel gesto.
Mi da un bacio sulla fronte e avverto solo un impercettibile calore.
Poi lascia una rosa bianca davanti ai miei occhi, sul pavimento gelido. Ne scorgo appena i contorni sfumati ma non ne sento il profumo.
Non mi muovo, i miei occhi persi nel vuoto e la paura che questo vuoto duri per sempre.
Solo un’ultima lacrima ormai. Tutte già perse e assorbite dal mio dolore.
Continua ad accarezzarmi il volto, a giocare con i miei capelli.
Vuole farmi sapere che lui c’è, nel suo silenzio che accompagna il mio finché sento la sua voce trafiggere quel vuoto.
“Dimmi cosa posso fare per te e io lo farò”.
Ho freddo e mi raggomitolo su me stessa mentre fuori sento la vita scorrere.
Vita che avanza senza che io avanzi.
Ho freddo e paura, paura e freddo ma so che voglio farcela, voglio rialzarmi e vedere il sole, voglio trovare la forza e l’energia per abbracciarlo e ringraziarlo della sua comprensione e vicinanza discreta.
Lo sento alzarsi per andare via e allora, con un ultimo sforzo gli rispondo:
“Aiutami a dimenticare ciò che mai sono stata”.
   
Avevo freddo e paura, paura e freddo.

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