Poesia ispirata alla foto di Luigi Benedetti
Ci sono parole che non so più pronunciare
senza che mi facciano male,
frasi che altri mi dicono e che io non voglio ascoltare,
verità che non devono varcare
la soglia di percezione del mio dolore.
Così le fermo prima che giungano a me,
prima che vadano oltre me.
Le disarmo, le rendo innocue,
si posano sulla mia pelle che non le assorbe.
Non penetra l’inchiostro con cui sono state scritte
né la voce che le ha pronunciate.
Non mi giunge il tono
con cui sono state sussurrate o gridate.
Come foglie ingiallite di un albero spoglio
rimangono su di me ma mai dentro me.
Ci penserà il mio vento a lasciarle cadere
su asfalto di nuvole.
Aspetterò di diventare ciò che ancora non sono
per ricomporle, accettarle, ascoltarle
e poi chiuderle dentro me.
E parola dopo parola imparerò a dirti
ciò che non ho saputo dirti mai.
senza che mi facciano male,
frasi che altri mi dicono e che io non voglio ascoltare,
verità che non devono varcare
la soglia di percezione del mio dolore.
Così le fermo prima che giungano a me,
prima che vadano oltre me.
Le disarmo, le rendo innocue,
si posano sulla mia pelle che non le assorbe.
Non penetra l’inchiostro con cui sono state scritte
né la voce che le ha pronunciate.
Non mi giunge il tono
con cui sono state sussurrate o gridate.
Come foglie ingiallite di un albero spoglio
rimangono su di me ma mai dentro me.
Ci penserà il mio vento a lasciarle cadere
su asfalto di nuvole.
Aspetterò di diventare ciò che ancora non sono
per ricomporle, accettarle, ascoltarle
e poi chiuderle dentro me.
E parola dopo parola imparerò a dirti
ciò che non ho saputo dirti mai.
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